
Oggi vi presento per la prima volta un mio lavoro personale. Non ne realizzo molti, il mio lavoro commerciale mi lascia poco spazio. Tuttavia, questo è, tra quelli realizzati, o in corso, qualcosa che ha molto del mio passato e quindi trova un posto speciale nel mio cuore.
As Above, So Below
I Sassi di Matera: Inferno e Paradiso
“Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. / È vero, senza menzogna, certo e verissimo: ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della cosa una.”
(Ermete Trismegisto - Tavola di Smeraldo)
Introduzione: l’Impatto di Matera
Ci sono posti che ti segnano dentro.
Poche volte mi è capitato in maniera così importante. Poche volte, il desiderio di tornare e ritornare senza smettere mai è stato così forte.
Per me Matera era una delle tante città del Sud. Poco più di un semplice punto su una cartina geografica. Era uno di quei luoghi, un po’ mitologici, che gli amici ti hanno detto, che da fotografo avresti dovuto visitare, ma a cui non hai mai dato troppa importanza, troppo preso da altre cose.
Quindi, l'estate scorsa arrivai in Basilicata non avendo minimamente idea di quanto questo luogo successivamente mi avrebbe rapito.
Primo Impatto: Sasso Barisano e Sasso Caveoso
Percorrendo in auto il pendio che porta all'interno del Sasso Barisano, e poi snodandosi sul bordo che dà sul Gravina, arrivato al centro dell'altro Sasso, il Caveoso, davanti alla Chiesa di San Pietro, l'occhio si trova a posarsi su un tale spettacolo da rimanere increduli. Ottomila anni di attività umana, hanno prodotto un alveare di case, grotte, vie, ponti, palazzi e palazzine, di forme ripetute e diverse allo stesso tempo, di una tale densità che in taluni punti è difficile, se non impossibile discernere un edificio dall'altro. È un'esperienza unica, immersiva, avvolgente, che lascia a bocca aperta, non solo per la sua bellezza, ma per la sua unicità e per l'impatto visivo che produce.
Luce e Visione Celeste
Se ci si arriva tra i Sassi oggi, di giorno in estate, quando il sole è alto, a luce intensa e il cielo azzurro, allora il bagliore che ne deriva dal suo riverbero sul tufo trasforma la città in un labirinto luminoso, il cui candore stordisce. Tanto che a guardarla dalla base della scalinata che porta alla Madonna dell'Idris, così avvolgente attorno a noi, sembra di essere di fronte, o meglio dentro, alla Gerusalemme Celeste di biblica memoria. Una città di luce che si sviluppa verso l'alto, così densa nelle sue ordini, da ricordare quelli degli angeli descritti nel paradiso di Dante o quelli ritratti in famosi affreschi, mosaici o incisioni di tutte le epoche.
Inferno e Paradiso: Contrasti Storici
L’Inferno di Carlo Levi
E pensare che solo qualche decennio fa Carlo Levi definì questo luogo un inferno. Vergogna d'Italia per il livello di sozzezza e miseria raggiunto, in un'epoca in cui, isolata dal resto del mondo, o quasi, la zona dei Sassi divenne refugium peccatorum per un'umanità che viveva senza speranza, e senza un domani. Semplicemente sopravviveva.
La Riscoperta e il Futuro UNESCO
Dopo qualche decennio, ora, patrimonio dell'UNESCO, e nel 2019 Capitale Europea della Cultura invece alza orgogliosa la testa, e ci mostra anche un suo lato da ammirare. Diventa così una città che fa riflettere un Veneziano, che a causa dello stato di progressivo abbandono e degrado della propria città (con le dovute proporzioni e diversità) sta soffrendo non poco.
Segni dell’Inferno Passato e del Paradiso Futuro
Ciò che colpisce, però, nel percorso mentale, fisico, e, se vogliamo, sentimentale tra i Sassi, è che quel lontano, o quasi, inferno, lascia segni ancora evidenti. Si fa ritrovare qua e là, a ricordo di una storia di millenni, di una storia contrastata, contraddittoria, una storia che ha odore acre, fatta di genio, ma anche di disperazione; di unicità, ma anche di malattia; di splendore e sudiciume; ristrutturazione frenetica, e di abbandono. Un luogo in cui, nel presente, l'inferno del passato e il paradiso del futuro si fondono, in un continuo navigare il tempo, tra sogno e realtà.
La Fotografia come Guida Visuale
È questo un viaggio che mai spaventa o disgusta, ma che invece fa riflettere e affascina. E la fotografia vuole proprio essere riflessione, pensiero: una guida visuale personale attraverso le diverse sfaccettature di una città di cui mi sono innamorato, e che, stimolato dalla sua storia, ho voluto, però, riconfigurare secondo le due categorie escatologiche per eccellenza, definite per affinità e per contrasto. Suggestioni di luce e ombra, caldo e freddo, glorioso e indecente. Ma allo stesso tempo per dimostrare che come in tutto (luoghi, cose o persone) dietro ad un luminoso fascino c'è sempre un lato oscuro. Quel lato caotico, selvaggio e decadente che non sempre si riesce a celare, e che alle volte emerge inesorabile e silenzioso, ma che se guardato dall'angolatura giusta attraverso le proprie asprezze e oscurità, racconta una storia che non si può non fermarsi ad ascoltare.
I “Giardini di Pietra”: Sintesi Ermetica
E dunque, i “Giardini di Pietra”, così come chiamati dal Laureano nel suo bellissimo libro, diventano luogo della sintesi ermetica tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto
“seggono le chiese sopra le case e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza”
— Giovan Battista Pacichelli
Metafora di una mai finita battaglia di forze contrarie la cui energia scorre, come sangue nelle vene, impetuosa nelle vie dei Sassi, pronta a travolgere chi le percorre.