
Numquam Indulgere: un esercizio di editing fotografico per crescere
"When words become unclear, I shall focus with photographs. When images become inadequate, I shall be content with silence."
— Ansel Adams
In fotografia, come nella scrittura, c'è un tempo per creare e un tempo per riflettere. Questo esercizio di editing fotografico non vi chiede di uscire a scattare, ma di fermarvi. Guardare indietro. Tornare al vostro archivio, a quell’ultima sessione fotografica che avete realizzato. Sì, proprio quella.
L'esercizio: selezionare le immagini senza indulgenze
Aprite la cartella. Scorrete gli scatti uno a uno. Ora selezionate.
Scegliete soltanto le immagini che, se domani foste chiamati a proporre un portfolio a una redazione, a un editor, a un concorso o a una mostra, presentereste senza alcuna esitazione. Quelle che non vi spingerebbero a dire o pensare:
“Se avessi avuto più tempo…”
“Se ci fosse stata una luce diversa…”
“Se solo quel palo non fosse stato lì…”
Quelle senza "se". Le fotografie compiute. Quelle in cui l’intenzione è chiara e il risultato è coerente.
Quante foto avete davvero pronte?
Una manciata su cento, forse due su duecento? È normale. È già molto.
Ma ora viene la parte più importante dell’esercizio: non fermatevi lì.
Ora guardate tutte le altre, e iniziate a ragionarci sopra e pensate a quanto tempo avete speso a scattare quelle foto, per poi lasciarle macerare nel vostro hard-disk. Alcune avranno avuto un ruolo nel processo: prove, studi preliminari, tentativi per avvicinarsi allo scatto "giusto". Ma molte altre sono semplicemente fotografie fatte per abitudine, incerte, forse ripetitive.
Il vero editing fotografico è capire l’intenzione
Domandatevi: perché le ho scattate?
Qual era l’intenzione? Che cosa stavo cercando?
Le risposte che vi darete sono quelle che dovrete ricordare quando in una successiva sessione, vi ritroverete a fare gli stessi scatti. Eviterete così di perdere tempo su fotografie che non s’hanno da fare, e ne dedicherete di più a quelle che, invece, potenzialmente vi porteranno a realizzare immagini di cui essere orgogliosi.
Conoscere i propri errori, i propri automatismi, significa poterli evitare.
Significa non indulgere con se stessi, appunto.
Non scattare per riempire una scheda, ma per costruire un’immagine.
Significa, in fondo, fotografare meno, ma meglio.
E dedicare più tempo e attenzione a quelle immagini che davvero, un giorno, parleranno per voi.