
Scrivere per vedere: perché un progetto fotografico nasce dalla carta, non dalla macchina
Nel mondo dell’immagine, paradossalmente, la chiarezza nasce dalle parole.
Nei miei corsi e nella mia pratica fotografica, ripeto spesso una cosa semplice ma cruciale:
Un progetto fotografico prende forma davvero solo quando viene scritto.
Per molti fotografi – soprattutto agli inizi – l’idea di mettere nero su bianco un’intuizione visiva sembra una perdita di tempo, qualcosa di poco “artistico” o addirittura limitante.
Ma la realtà è esattamente opposta: la scrittura è ciò che trasforma un’ispirazione in un progetto. E senza progetto, la fotografia rischia di essere solo accumulo di immagini, senza direzione né senso.
1. Perché la progettazione è la spina dorsale di un lavoro fotografico
Ogni progetto – fotografico, artistico, culturale – nasce da un’intuizione, certo. Ma l’intuizione, se non viene organizzata, rischia di restare nel limbo del “potenziale”.
Progettare significa fare scelte.
Significa definire un’intenzione, un campo d’indagine, un linguaggio visivo, una coerenza interna.
E tutto questo non può avvenire solo nella testa. O meglio: può avvenire lì, ma rimane fumoso, incerto, difficile da condividere e soprattutto da valutare.
2. Scrivere per chiarire, concretizzare, verificare
Scrivere serve per:
chiarirsi le idee (spesso non sai davvero cosa pensi finché non lo scrivi);
rendere l’idea comunicabile, anche a te stesso nel tempo;
verificare la coerenza del progetto;
identificare risorse, ostacoli, priorità;
tenere traccia dell’evoluzione.
Uno studio della Dominican University of California (Matthews, 2007) ha dimostrato che le persone che scrivono i loro obiettivi e piani hanno quasi il doppio di probabilità di realizzarli rispetto a chi li ha solo in mente.
Scrivere è, a tutti gli effetti, il primo atto concreto nella realizzazione di un progetto.
3. Il rischio del “mentale”: la trappola del progettare senza progetto
Molti fotografi iniziano a scattare con un’idea in testa, convinti che “tanto si chiarirà strada facendo”. A volte succede, ma più spesso si finisce con:
raccogliere immagini che non tengono insieme;
perdersi o deviare senza consapevolezza;
non riuscire a concludere perché manca un orizzonte chiaro.
La mente è fluida, mobile, instabile. Una buona intuizione può essere dimenticata, distorta, sovrascritta.
La scrittura, invece, fissa e rende confrontabile.
Permette di tornare indietro, verificare se si sta andando nella direzione giusta, o se l’idea iniziale deve essere modificata. Non per rigidità, ma per onestà e consapevolezza.
4. La scrittura come parte del linguaggio visivo
Scrivere un progetto fotografico non è un atto burocratico: è un atto creativo.
Non significa solo “fare una scaletta”, ma dare un nome a ciò che si sta cercando. E, talvolta, scoprire che ciò che si sta cercando non è quello che si pensava.
Progettare per iscritto non uccide la libertà: la disciplina la rende possibile.
E come in ogni linguaggio – anche quello visivo – la disciplina permette di trovare voce e direzione.
Le 4 fasi per scrivere un progetto fotografico
Appunti liberi
All’inizio, qualsiasi cosa va bene. Raccogli idee, spunti, suggestioni, parole chiave. Non preoccuparti della forma: questa è la materia grezza da cui nascerà il tuo progetto.Descrivi il progetto come se dovessi spiegarlo a un bambino
Scrivilo senza lasciare zone d’ombra: tono, taglio, esecuzione, risorse, temi e metafore, sottotemi. Non ti preoccupare della lunghezza. Questa diventerà la tua mappa: potrai tornarci ogni volta che ti sentirai perso. È una fase che richiede tempo, ricerca e riflessione, ma è il cuore di tutto il processo.Canovaccio visivo
Abbozza un racconto per immagini. Non serve definire ogni singolo scatto, ma individua le fotografie chiave, quelle di passaggio e quelle “di respiro” che creeranno il ritmo narrativo del progetto.Sintesi progettuale
Infine, scrivi una presentazione di una pagina. Deve essere chiaro:l’intento
il messaggio
il taglio
e, se necessario, le scelte tecniche.
Qui puoi decidere se adottare un tono suggestivo o descrittivo, a seconda della natura del progetto.
💡 Regola d’oro: Non aspettare che sia perfetto.
Un progetto scritto è un organismo vivo: crescerà, cambierà e si adatterà. Ma solo se lo scrivi, potrà davvero diventare fotografia.
Un progetto fotografico senza una fase di progettazione scritta è come una nave senza rotta: può anche navigare, ma difficilmente arriverà a destinazione.
La scrittura non è un limite alla creatività, è la condizione per farla diventare reale.
Nelle mie esperienze personali e nei miei corsi, ho visto decine di progetti prendere forma solo nel momento in cui venivano messi su carta. E altrettanti perdersi per non averlo mai fatto.
Scrivere è vedere prima ancora di fotografare.
Ed è, forse, la forma più alta di rispetto per un’idea.