
Un buco nel muro (di carta). E altre vie per alleggerire i progetti seri.
Nel mio lavoro — tra briefing intensi, obiettivi ambiziosi e scadenze ravvicinate — capita spesso di trovarsi in ambienti dove la serietà è percepita come un valore assoluto. Ma ho imparato che la serietà, da sola, non basta. Serve anche la leggerezza. Quella capacità di sorridere, di sdrammatizzare, di fare un passo di lato e guardare la scena con occhi nuovi.
Un fondale, un’idea, e un Pinot Nero Rosato
Tutto è nato durante un servizio fotografico dedicato a una splendida bottiglia di Pinot Nero Rosato — elegante, curatissima, immagino anche molto buona.
Per valorizzarla avevamo preparato un fondale chiaro, pulito, da cui farla “emergere” attraverso un buco creato apposta nella carta.
A fine scatto, però, ci siamo detti: "Perché buttare questa scenografia così riuscita?"
Ed è lì che è nata l’idea: usarla anche per dei miei ritratti ironici. Un piccolo gioco, una deviazione inaspettata, che ci ha fatto sorridere — e, più di tutto, ci ha fatto staccare per un momento.
Smorzare la tensione con intelligenza
Chi ha lavorato su set complessi sa quanta tensione si può creare. L’importanza del cliente, la precisione richiesta, la responsabilità delle immagini… Tutto pesa. Ma ogni tanto, serve alleggerire. L’ironia, se usata con intelligenza e misura, non disturba: riallinea, rinfresca, rimette a fuoco.
Quel buco nella carta, nato per gioco, si è trasformato in una parentesi d’ossigeno. Un piccolo spiraglio da cui è entrata leggerezza.
E questa volta, per portare quella leggerezza, mi ci sono messo dentro io — letteralmente.
Mi piace essere un po’ scanzonato, una specie di giullare dei tempi moderni. Uno che, quando serve, si mette in gioco in prima persona per sdrammatizzare, per alleggerire l’aria, per ricordare che si può lavorare con serietà senza mai prendersi troppo sul serio.
E quella leggerezza, alla fine, ci ha aiutati a lavorare ancora meglio.
Uscire dal muro, rientrare meglio
Nei progetti visivi, nei corsi di fotografia che tengo, e anche nei ritratti professionali, cerco sempre di lasciare uno spazio di respiro. Perché è proprio lì che si fa strada l’energia creativa.
Un momento come questo — nato dal nulla — ci ha ricordato che si può lavorare con cura, rigore e attenzione, senza sacrificare il buonumore. Anzi, è spesso proprio da lì che nasce il dettaglio giusto.
Conclusione
Alla fine, questa foto è diventata una metafora perfetta: puoi guardare il lavoro da dentro, da fuori, da un angolo imprevisto. E ogni tanto, per vedere meglio, vale la pena fare un buco — anche se solo in un fondale di carta.